Le origini di tutto…

Sono nato a Corigliano Calabro (CS) nel 1972, ultimo di otto figli, sei maschi e due femmine.

Figlio “capitato”, non desiderato (il senso di colpa per essere nato mi ha accompagnato per moltissimi anni. Agiva in ogni area della mia vita con una tale, “silenziosa violenza”, che ne vedevo chiaramente le conseguenze senza riconoscerle).

I miei genitori pensavano che, visto che sarei arrivato, tanto meglio se fossi nato femminuccia: “il bastone della vecchiaia”. Un progetto di vita deciso al posto mio.

Poiché ultimo figlio e con “la colpa” di essere venuto al mondo e per di più maschio, avrei dovuto occuparmi di loro, mettendo da parte la mia vera identità e tutti i miei autentici desideri. Avrei dovuto fare la figlia femmina, ultima, e prendermi cura di loro.

I miei fratelli, la felicità e una disavventura

Da piccolo ero molto vispo, curioso, amavo esplorare. Ero sempre disponibile, mi schieravo costantemente dalla parte dei più deboli, con la conseguenza di prenderle per difenderli. Amavo la condivisione, anche nelle cose semplici.

Mi piaceva stare con i miei due fratelli di poco più grandi di me. I ricordi infantili più belli li ho con loro, come, ad esempio, la prima volta che vidi un film al cinema!

Gustai “La Bellezza della Vita” sino all’età di circa 7 anni. Poi, la persi.

Iniziai a subire abusi da parte di due persone, molto più grandi me. Il tutto avveniva come un “gioco ambiguo”. Questa ambiguità fu un’esperienza che mi segnò profondamente. Fu così che io stesso diventai ambiguo nelle relazioni: controllo, manipolazione, seduzione, castrazione, bugie… Mi travestivo da “persona amorevole”. Credevo fosse quello il modo sano per relazionarsi. Non potevo fare altro. Non avevo che questi strumenti. Avevo introiettato queste modalità. Erano diventate le mie.

La gratitudine anche in situazioni drammatiche

Sono grato a tutte queste modalità. Mi hanno salvato la vita. Ci sono verità che in un dato momento possono davvero uccidere. A quel tempo sono state funzionali, mi hanno protetto da ciò che in quel momento non avrei potuto vedere, tanto meno sopportare. Le ho portate avanti sino a buona parte della mia vita adulta. Erano lo scudo tra me e la storia dolorosa dalla quale provenivo, e che mi avrebbe ucciso.

 

Il rapporto col denaro

Dopo il “gioco ambiguo”, per tacere, venivo “pagato” con qualche lira. Anche questo fatto segnò profondamente il mio rapporto col denaro: Denaro=Ambiguità. Quindi, dovevo disfarmene, perché mi faceva sentire sporco (divenne questa una delle mia credenze limitanti inconsce. Era la risposta data a quel mio vissuto. Un meccanismo di difesa, che in età adulta divenne il meccanismo con il quale offendevo me stesso).

Il denaro da un punto di vista esistenziale rappresenta il valore che diamo a noi stessi. E’ la manifestazione oggettiva del valore e dell’amore che intimamente diamo a noi stessi in quanto Persona.

Ad un certo punto, avevo circa tredici anni, mi ribellai. Non volevo più fare quel “gioco ambiguo”.

Tacevo alla mia famiglia ciò che stavo vivendo. Avevo paura, mi sentivo sporco, in torto, in colpa. Tenevo questo dramma tutto per me. Fingevo di stare bene. Avevo sviluppato un’abilissima capacità di raccontare bugie; era il mio modo per rimuovere la questione. Non avevo gli strumenti per fare altro.

Agli occhi degli altri ero sempre splendente (purtroppo, troppo spesso, non ci fermiamo ad ascoltare e “sentire” l’altro. Siamo troppo presi dalle questioni che riteniamo primarie).

L’aumento del peso

Il mio corpo iniziò a lievitare. A ventitré anni ero arrivato a pesare ben oltre i novanta kg. Mi ero costruito un muro intorno. Mangiavo e il più delle volte vomitavo. Non sapevo neppure cosa stessi mangiando. Mandavo giù il cibo, e poi lo vomitavo.

Decisi di farmi aiutare (volevo dimagrire. Non sapevo ancora che quella decisione era il preludio ad una decisione ancora più grande e più profonda: smantellare la Menzogna Esistenziale che avevo inconsciamente costruito). Mi rivolsi ad un medico, una brava Persona, un dietologo eccellente. Iniziai a perdere peso; nel giro qualche mese pesavo poco più di sessanta kg. Ero diventato scheletrico, ma continuavo a vedermi grasso! Nonostante il medico continuasse a dirmi di fermarmi, io facevo di testa mia. Ero diventato anoressico.

Rifiutavo il cibo, perché non mi sentivo degno di essere nutrito d’amore. Anoressia affettiva, era questo il nome.

Avevo sviluppato un preciso progetto di odio vendicativo. Ma non ne ero consapevole. Lo agivo verso me stesso, gli altri, la vita.

Non mi sentivo visto, riconosciuto, desiderato, apprezzato, amato. Qualunque cosa facessi, non era mai abbastanza per meritare Amore. Fu così che inconsapevolmente nutrii la mia onnipotenza, quello che viene chiamato “Ego”. Trascorsi molti anni in questa devastante dimensione esistenziale. Ringrazio anche il mio “Ego”; dovremmo imparare l’arte di accogliere anche questa nostra parte. Agiamo l’Ego, perché altro non possiamo fare.

 

Il valore perduto da ritrovare

Il mio Ego era un tentativo per risolvere il vero problema: non mi sentivo degno di vivere. Mi sentivo nessuno. Non sentivo di essere un valore. Non mi davo alcun valore. Oggi, quando vedo e “sento” il mio Ego, teneramente sorrido di me stesso e mi accarezzo. Consolare amorevolmente e con giocosità quella parte di noi per tanto tempo offesa è la cura in grado di guarire le ferite del passato.

Compiacevo gli altri per sentirmi amato. Dicevo di “sì” agli altri e “no” a me stesso perché ero affamato di amore. Cercavo in ogni modo di conquistarmi un pezzettino d’amore. Elemosinavo amore, riconoscimento, calore.

Ero nel buio totale, non vedevo nessuna luce, nessuna possibilità, non avevo alcun valido motivo per continuare a vivere.

Il mio angelo dagli occhi blu

Una mia cara e preziosa amica, Donna che amo profondamente, la mia “Margò”, sentì che non stavo bene. A quel tempo avevo iniziato una psicoterapia già da qualche mese, senza alcun reale beneficio.

Mi parlò di una dottoressa molto brava e, mentre ne parlava, io vedevo un angelo dagli occhi blu ed i capelli ricci e biondi. Decisi di farmi dare il suo numero. Chiamai, presi il mio primo appuntamento con lei. Scoprii che la mia visione era esatta. Ombretta aveva gli occhi blu ed i capelli ricci e biondi: ecco il mio angelo!

Iniziai così il mio percorso in Antropologia Personalistica Esistenziale, era settembre del 1992. Più tardi il gruppo di Onirodramma e successivamente quello degli Ulissidi. Grazie al lavoro intrapreso con Ombretta, si presentò a me il pensiero, il sostegno e l’amore di altri tre miei Maestri di Vita: Antonio Mercurio, Louise L. Hay e Bruno Bonvecchi. Persone che hanno ispirato e continuano ad ispirare la mia Esistenza.

A loro, il mio più profondo Amore, la mia più alta Gratitudine.

 

Il viaggio verso il dolore ma anche la salvezza

Grazie a loro penetrai il mio dolore più profondo lasciato lì, “zittito” anche dagli psicofarmaci pur di non sentirlo, vederlo, ascoltarlo.

Ero nel pieno del mio vittimismo: Anzi, meglio dire, ero vittima e carnefice di me stesso. Più scendevo nel mio abisso esistenziale, più contattavo il mio “urlo interiore” sin dalla fase prenatale ed anche oltre.

La rivelazione che ha cambiato tutto

Ero un continuo sabotarmi, alcune volte lo facevo con le mie stesse mani, altre volte lo delegavo alle persone che mi circondavano.

Alimentavo l’odio per me stesso, per gli altri e la vita. Creavo Bellezza per distruggerla; creavo abbondanza per disfarmene; creavo relazioni pregne di dipendenza affettiva; creavo il successo professionale per poi delegare la mia responsabilità alle persone che collaboravano con me affinché, in qualche modo, e c’era sempre modo, potessero distruggerlo; mi punivo attraverso il cibo ed il sesso senza cuore.

Costruivo per distruggere. Un copione che agivo inconsciamente.

Non meritavo di essere. Non meritavo di esistere. Non ero degno. Non dovevo essere: ecco il mio progetto di odio vendicativo. Un copione perfetto, messo in scena con grandi abilità.
Non possiamo scoprire cos’è l’amore e quindi viverlo, se prima non ci siamo concessi la libertà responsabile di penetrare tutto l’odio che siamo capaci di agire verso noi stessi. Questa è stata una delle mie più preziose e alchemiche scoperte.

L’odio è una forma di energia, che, se riconosciuta, assunta e accolta, può darci l’occasione di farne sintesi con un’altra forma di energia: L’Amore. Questo tipo di percorso mi ha dato l’occasione di scoprire un tipo di amore ancora più grande: la forza amorosa, sintesi tra l’odio e l’amore.

 

La mia scelta di AMORE

Amore non solo come sentimento, ma come decisione profonda da rinnovare ogni giorno. Avevo mille validi motivi per continuare a farmi del male. I presupposti c’erano tutti. Ma il mio SE’ mi ha amato, continua ad amarmi e mi amerà.

Scoprire il mio “urlo di dentro” per recuperare “la bellezza della vita” perduta, hanno significato per me:

  • Vedere chiaramente ciò che è stato;
  • Accogliere ciò che è stato;
  • Assumermi la mia parte di responsabilità, la mia colpa reale;
  • Perdonare me stesso, mia madre, mio padre, i miei fratelli, i miei abusatori.

Il Perdono è stata ed è la via per concedere al dolore il potere di trasformarci.

E’ il momento di uscire dalla menzogna!

Uscire dalla menzogna esistenziale per riappropriarmi del mio potere reale. Io potevo guarire la mia vita. Potevo trasformare la mia vita.

Sono un po’ come Ulisse, un uomo dai mille patimenti. Sono profondamente grato al mio dolore, ai miei traumi, all’odio rimosso che ho agito verso me stesso e la vita.

I miei fallimenti e i dolori vissuti li ho trasformati in Bellezza esistenziale, un continuo divenire fatto per tentativi ed errori, ed ancora tentativi.

 

“Oggi è un nuovo giorno e io scelgo l’Amore e scelgo la Bellezza. L’Amore che è fusione di verità, libertà e forza amorosa. La Bellezza che è fusione di opposti e fusione di dolore, saggezza e arte”

– Prof. Antonio Mercurio –

 

A 40 anni la vita mi mise con le spalle al muro. Non potevo più oppormi al mio SE’, che mi chiedeva di dare vita al mio progetto esistenziale. Decisi di lasciare andare ogni sicurezza che credevo di aver costruito per abbracciare ciò che il Mio SE’ mi chiedeva di compiere. Ci vuole molta umiltà, molta fiducia e molta speranza. C’era la Mia vita in gioco, non più quella che altri avevano scelto per me.

 

Inizia il mio progetto esistenziale

Amare se stessi vuol dire decidere di sviluppare la libertà responsabile: la capacità di vivere in maniera autonoma, di realizzare la propria identità e i propri autentici desideri. In altre parole, amare se stessi vuol dire riconoscere di avere un valore, riconoscerlo negli altri, e che la vita è un dono e come tale va vissuta. Amare se stessi vuol dire perdonarsi e perdonare.

Non può esserci amore autentico verso l’altro se non c’è amore autentico verso se stessi; e non può esserci amore autentico verso se stessi se non c’è amore autentico verso l’altro.

L’amore autentico è un Dono che si scambia. Se non c’è scambio, si è nel furto.

 

La mia missione e visione

Voglio dare il mio contributo nel creare il mondo che desidero vivere: ecco perché ho scelto di sostenere quante più Persone possibili nel divenire chi sono veramente e nell’aiutarle a realizzare i propri autentici desideri. Solo così possiamo sperare di Essere una società fatta di Persone creative che vivono in pace ed armonia. Ho profonda fiducia in questa possibilità.

E’ questa la mia visione, il mio “credo” esistenziale, quello che mi ispira, la rotta da seguire, la terra da raggiungere.

Ora inizia il TUO cammino…

Ora conosci la mia storia e le motivazioni profonde che mi hanno condotto alla Consapevolezza e all’aiuto sincero agli altri. Adesso tocca a te: per darmi la possibilità di portare Amore e nuova Luce nella tua vita attraverso un percorso mirato e professionale, puoi contattarmi  CLICCANDO QUI.

Ti aspetto e non vedo l’ora di intraprendere il percorso insieme!